Fontani l’ad di Sogin, le trasferte e il dono dell’ubiquità

Di Alessandro Cicero

Il ministro Cingolani faccia attenzione a non confondere la responsabilità di gestione di pochi con la professionalità dei tanti lavoratori e l’utilità della società. Intanto, all’interno dell’azienda, ci sarebbe chi fa un pensierino alla poltrona di Ad

Da tempo avevamo posto l’accento su alcune questioni in Sogin (società responsabile del decommissioning degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi) che per forza di cose sarebbero dovute essere approfondite prima o poi, anche solo per non lasciare adito a equivoci sull’ad Fontani. Per la cronaca non siamo stati i soli a farlo, infatti da più parti si erano alzate voci che facessero presupporre che qualcosa non quadrasse.

Magari qualcuno, erroneamente, auspicava che nel frattempo, facendo leva su qualche azione legale, queste voci rimanessero afone. Ma, come spesso accade, più si cerca di eliminare delle voci più queste si diffondono facendo notizia, dimenticando la variabile che, dove si cerca di fermare una penna ce ne sarà prima o poi un’altra che continuerà a scrivere. Così, nel corso dei mesi è accaduto che anche altre voci, oltre quelle giornalistiche e parlamentari si facessero sentire, persino quella del Governo, tramite il ministro della Transizione ecologicaRoberto Cingolani.

L’interrogazione di Molinari (Lega)

Questi, lo scorso 17 novembre, è dovuto intervenire alla Camera per rispondere ad un’ennesima interrogazione parlamentare, questa volta dell’onorevole Riccardo Molinari (Lega), che chiedeva l’applicazione dei contenuti della mozione unitaria sul deposito nazionale delle scorie radioattive di cui Sogin non avrebbe tenuto conto. Almeno secondo quanto emergerebbe dalle dichiarazioni attribuite a un dirigente della stessa azienda, nonostante il top management ne fosse stato posto a conoscenza già da tempo.

Cingolani vuole capire la storia su Sogin

Equivoci, gaffe o sviste, che sembrano essere oramai all’ordine del giorno e che evidenzierebbero, sempre più, che vi sia qualcosa che proprio non funzioni, o per lo meno, che non si riesca a governare. E siccome l’ovvio è ciò che non si vede, finché qualcuno non lo esprime con la massima semplicità, anche se per alcuni potrebbe apparire banale, vogliamo suggerire al ministro Cingolani, che ha dichiarato in Aula di “voler capire e lavorare sulla storia di Sogin”, di considerare una possibilità. Quella che alle volte l’evidenza potrebbe rivelarsi utile per cercare di comprendere ciò che non appare: “il pesce puzza dalla testa”. Una massima che potrebbe essere una chiave di lettura, soprattutto se si considera il fatto che certi mali sarebbero da ricercare all’origine, in chi sta in alto, in chi è posto al comando.

Il ministro aveva già sollevato delle critiche durante un’audizione in Commissione

Ricordiamo che proprio nell’occasione di un’audizione alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali a esse correlati, il titolare del MiTE, con la massima tranquillità e senza mezzi termini, aveva dichiarato, che la situazione della Sogin era critica. Già allora fu posto l’accento su quanto fossero cresciuti enormemente i costi aziendali, per rendere meglio il concetto venne utilizzato il termine “lievitati”, a fronte di scarsi progressi che non erano arrivati.

Insomma, le spese della Sogin non sembrerebbero comparabili al deludente livello di raggiungimento del piano di smantellamento delle centrali nucleariL’opinione che trasparirebbe è che la situazione aziendale non apparirebbe oggi migliore del passato, almeno stando al resoconto di quanto affermerebbe lo stesso ministro. Vi è un ulteriore interessante passaggio, nella stessa audizione, evidenziato da Cingolani, il fatto che nemmeno l’Ad Fontani e il presidente Perri, abbiano difeso a spada tratta, lo stesso operato della Sogin, (ricordiamo che Fontani è un dirigente presente in azienda dal 2008) portando lo stesso titolare del dicastero alla extrema ratio di non difendibilità dell’azienda.

La professionalità dei lavoratori dato certo

L’errore in cui vorremmo che non incappassero né i ministeri di competenza, né gli organi preposti alla vigilanza, né chi legge, è il facile accostamento che porterebbe a confondere la professionalità dei lavoratori di questa azienda, che è da porre fuori discussione, con la presunta discutibile gestione di chi la guida. L’abbaglio in cui molte volte si incappa, alle volte in buona fede, altre no, è il considerare che quando si pone all’attenzione dell’opinione pubblica un qualcosa relativo a un’azienda, questo atto lo si veda unicamente come un attacco all’azienda stessa.

Un errore spostare il centro della questione

Fontani

Tutto ciò sarebbe capzioso, chi arriva a sintetizzare così i fatti compie l’enorme sbaglio di spostare il centro della questione, fornendo un alibi a chi invece dovrebbe rispondere con trasparenza alle questioni che si sollevano, trattandosi di soldi pubblici. Sarebbe come sostenere l’ipotesi che dei tifosi di una squadra di calcio, solo per il fatto di criticare l’allenatore o la gestione di chi la guida, siano schierati contro la squadra per cui tifano. O ancora, quando un sindacato scrive all’azienda per evidenziare delle criticità in essere, o pubblica un volantino per porre a conoscenza dei lavoratori ciò che accade per evidenziare un problema, o rivendicare un diritto, o redige un comunicato stampa per renderlo noto sui mezzi di comunicazione, lo faccia perché è contro l’azienda.

No, pensiamo che lo faccia nell’interesse dei lavoratori e dei cittadini, mettendo in atto delle azioni con l’intento di far affiorare delle questioni da affrontare, come è giusto che sia.

La recondita speranza che il ministro sia troppo debole per intervenire

Quindi attenzione a confondere il coltivare e difendere il diritto all’informazione di tutti i cittadini, tra l’altro finanziatori anche della Sogin, con la semplice e banale foglia di fico dell’attacco gratuito all’azienda. Cingolani sembrerebbe essersi fatto un’idea ben precisa sulla situazione aziendale, non sarebbe intenzionato a far finta di nulla per assecondare lo status quo. Anche se, voci di corridoio farebbero trapelare la convinzione che qualcuno confiderebbe nella speranza di un’eventuale debolezza del ministro, per far sì che non gli si consentisse di poter avviare alcun provvedimento, compreso quello commissariale, tanto temuto.

La speranza che l’inerzia faccia da padrona, tuttavia, trascurerebbe un particolare. Il titolare del MiTE sa bene il fatto suo e sa che deve rispondere a delle precise domande, in poche parole metterci la faccia e, nel caso di un sostegno a quello che potrebbe svelarsi un andazzo, considerare anche l’ipotesi di perderla.

Partita la sindrome della candidatura per ricoprire il ruolo di Ad di Fontani

Secondo i ben informati, in seno all’azienda sono iniziati gli appetiti, sembrerebbe essere partita una velata corsa per la sua guida, sia in caso di un eventuale commissariamento che di un rinnovo naturale. I rumors descriverebbero all’orizzonte la comparsa della sindrome dell’auto candidatura, per ricoprire l’incarico di amministratore delegato, una patologia altamente contagiosa diffusa da qualche tempo in seno alla società di Stato. Come se si desse per scontato che tale figura debba essere scelta dall’interno, una sorta di regolatorio da voler far applicare.

Però si sa, molte volte i desideri, sono dei sentimenti che non sempre corrispondono con la realtà delle cose. Ecco quindi che, a poco potrebbero servire le false aspettative, l’eventuale peregrinare nei ministeri, gli ipotetici approcci verso qualche politico, o parte politica, per l’intercessione in buoni uffici, anche perché l’imprevisto potrebbe celarsi sempre dietro l’angolo.

Come accadde proprio ad un dirigente, Ivo Velletrani, che rappresentando l’azienda in questione, durante un incontro al Tavolo della Trasparenza in Basilicata, per descrivere l’impasse in cui si trovava, incappò nell’imprevisto di essere video ascoltato. Con grande aplomb definì quella situazione: “è un bordello qua…”. Speriamo che quella frase non sia stata una sorte di preludio di ciò che potrebbe essere accaduto o possa, forse, ancora accadere in Sogin.

La necessità di un cambio di passo

Se fosse così, la politica per prima, nell’interesse dei cittadini, dovrebbe chiedere, nei fatti, un cambio di passo ed evitare che le parole usate da quel dirigente possano rivelarsi una triste, costante, realtà. Date le circostanze, parrebbe improrogabile che il ministero approfondisca quanto sarebbe emerso dalla stampa e interrogazioni parlamentari, in virtù anche delle ultime indiscrezioni sul capitolo spese, comparse agli onori della cronaca qualche giorno fa su L’Espresso.

Le trasferte che metterebbero in imbarazzo l’ad

Fontani

Il caso posto sotto i riflettori è quello inerente le trasferte dell’amministratore delegato della SoginEmanuele Fontani, che da una prima lettura dei dati, apparirebbe percepire solo 140.000,00 euro annui, ma che nella sostanza percepirebbe altre indennità aggiuntive per trasferte (90 euro giornaliere). Nulla di strano verrebbe da pensare, ma una bizzarria, invece, parrebbe esserci, a meno che l’ad Fontani non abbia ricevuto il dono dell’ubiquità.

L’anomalia consisterebbe nel fatto che questi, nonostante sia stato presente costantemente nella sede di Roma, da diversi anni, sembrerebbe aver percepito la trasferta prevista per chi è fuori sede. In virtù di questo criterio, facendo un rapido calcolo, escludendo festivi e ferie, percepirebbe in aggiunta, circa 21.600,00 euro che sarebbero da aggiungere agli importi di remunerazione che si vedono descritti sul sito dell’azienda.

Praticamente un altro stipendio che, conti alla mano, sarebbe pari a quello di un normale dipendente. Sembrerebbe di trovarsi di fronte all’ennesima vicenda che grida allo scandalo e che meriterebbe un approfondimento anche da parte di programmi televisivi come “Fuori dal coro“, di Mario Giordano.

Una questione di opportunità

Già, ma perché, nel caso, non si sarebbe potuto evitare un eccesso di spesa del genere, interrompendo per il periodo necessario l’indennità di trasferta e ridarla quando questa esigenza si sarebbe riproposta? In gergo si definisce questione di opportunità. Certamente il tutto potrebbe essere stato applicato in termini di qualche norma contrattuale, ma rimane pur il fatto che all’occhio dell’opinione pubblica sembrerebbe un qualcosa di assurdo, che stride e che probabilmente andrebbe rivisto. Nulla esclude, anche la teoria, che potrebbe essersi verificata l’eventualità che lo stesso ad, una volta ricevuta la nomina, abbia correttamente, almeno per il presente, ma non cancella il dubbio per il passato, avvertito chi di dovere per provvedere alla sospensione di tali somme aggiuntive. Si, ma se lo avesse fatto, questo farebbe presupporre che lo stesso si rendesse conto dell’eventuale anomalia.

Da quanto tempo andrebbe avanti la storia dell’indennità?

Fontani

Comunque, sarebbe interessante sapere se sia stato fatto presente da questi e conoscere la data in cui sia avvenuta tale comunicazione. Come sarebbe, altrettanto, interessante conoscere da quanti anni sarebbe andata avanti questa storia, senza che nessuno si sia mai posto il problema. Leggendo il curriculum vitae di Fontani vi sarebbe stato un momento in cui risulterebbe essere rientrato in sede, ma allora perché in quell’occasione non si sarebbe provveduto a sospendere tali indennità di trasferta, compresa quella inerente l’abitazione?

Il Cda della società era al corrente e da quando?

Siccome la curiosità stimola il sapere, verrebbe del tutto naturale porsi delle domande. Il cda della Sogin è stato posto a conoscenza della questione? Questo è avvenuto fin dall’inizio del mandato dell’ad? Per carità, tutto potrebbe essere, anche che Fontani, sia in passato quando ricopriva il ruolo di direttore e in seguito quando ricopriva quello di amministratore delegato della Nucleco, guardando la propria busta paga, non si sia accorto della voce trasferte.

Rimane comunque il fatto che dal 12 dicembre 2019 ricopra l’incarico di amministratore delegato, quindi avrebbe potuto benissimo sospendere l’indennità da solo comunicandolo in cda. Volere è potere, si suol dire. Chissà, se sia stata l’unica svista o quante altre se ne siano verificate nel tempo, magari anche in altri ambiti, perfino in qualche atto portato in cda?

Pubblicato su: Eurocomunicazione

Foto © Eurocomunicazione, Globalist, Telecitynews24, Isprambiente, Drittesullarete, Jonica, Greenwallet, Ilprimatonazionale

Informazioni su Alessandro Cicero 89 Articoli
Alessandro Cicero è nato in Africa settentrionale, da genitori italiani di origine siciliana, si è trasferito da piccolo nella città di Salerno, oggi vive a Roma.

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*