Licenziamento di un dirigente, condannata la Sogin

Il management dell’azienda, un anno fa, aveva mandato via 4 dirigenti. Il Tribunale di Roma ha emesso l’ordinanza, per il primo di questi, stabilendo l’ingiustificatezza del licenziamento e ha condannato la società al pagamento di 626 mila euro

Pian piano i nodi vengono al pettine e nonostante qualcuno, nelle stanze di via Marsala 51/c a Roma, faccia finta che non sia accaduto niente, invece è davvero accaduto. D’altronde per come si erano svolti i fatti, è avvenuto quello che in fondo fin dall’inizio si presumeva, il Tribunale di Roma ha emesso l’Ordinanza di condanna nei confronti della Sogin, obbligandola a risarcire 626 mila euro al primo dei quattro licenziati dall’azienda.

Censurato il comportamento dell’ex vertice e di chi lo avrebbe coadiuvato

Di fatto censurando il comportamento dell’ex vertice aziendale e di chi lo avrebbe coadiuvato nell’attività di verifica, che poi ha portato alla defenestrazione dei quattro sventurati. Se il buongiorno si vede dal mattino, qualcosa farebbe pensare che anche per gli altri tre malcapitati, che hanno fatto ricorso alla legge, il risultato non possa essere molto difforme da questo primo giudizio emesso. Il tempo è galantuomo e come si sa ripara i torti subiti.

L’operazione trasparenza

Sogin

Probabilmente la notizia, della decisione del giudice del lavoro, potrebbe non aver suscitato alcun imbarazzo tra taluni del management della Sogin che, non più tardi di un anno fa, si erano dati un gran da fare con la sbandierata verifica interna. “Operazione trasparenza” era stato l’incipit utilizzato, ma che al dire di alcune voci di corridoio sembrava avere più le sembianze di un’operazione di esautorazione per dissapori interni.

L’operato dei quattro dirigenti passato al setaccio

L’operato dei quattro dirigenti, poi fatti fuori, era stato passato al setaccioallo stesso modo con cui si passano al setaccio dei pomodori San Marzano per poi averne una perfetta cottura. Possiamo dire, con il senno di poi, visto il primo risultato ottenuto, che questa passata, fatta in casa, non sia riuscita proprio così bene.  Almeno alla luce dell’esito emanato, non sarebbe da escludere che alla fine abbia, persino, lasciato un certo sapore aspro nel palato di chi in Sogin, anche se esperto nel campo agricolo dei pomodori, si sarebbe cimentato nell’attuazione di una simile ricetta.

Probabilmente qualcosa potrebbe essere andato storto nella procedura, seguita nella cottura degli elementi, necessaria per rendere più digeribile il piatto da servire dei licenziamenti. A questo punto è immaginabile che a qualcheduno nell’azienda, che tratta la dismissione delle ex centrali nucleari italiane, letta l’ordinanza del Tribunale, pur mascherando il disagio, gli siano esplose le guance in un succoso rosso pomodoro varietà San Marzano.

L’azienda dovrà sopportare dei costi per il licenziamento

Se non altro per il costo che la Sogin, a causa di certe valutazioni contenute nel dossier di inchiesta interna, eseguite da chi a capo della task force, dovrà sopportare nel risarcire il dirigente per l’ingiustificato licenziamento subito. Tuttavia chi esperto nel settore agricolo alimentare, oggi magari presente nell’azienda nucleare, avrebbe dovuto tener ben presente, se non altro per similitudine di aumento dei costi, che la raccolta del pomodoro per il 2022 ha rappresentato un danno secco per il settore con il 30% di spesa lievitata.

I costi aumenterebbero se gli altri dirigenti vincessero il ricorso

E a proposito di lievitazione di costi, che succederà nel caso in cui anche gli altri dirigenti licenziati dovessero vincere il ricorso intrapreso nei confronti dell’azienda di Stato? Certo potrebbe anche verificarsi il caso che all’interno dell’azienda qualcun altro, incurante della situazione venutasi a creare, possa fare spallucce, confidando che tali somme possano essere poi addebitate, per il riconoscimento delle spese, all’ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente).

Il masochismo comico

Beh, che dire, una mente così inventiva è senza alcun dubbio da capo della direzione Regolatorio della Sogin (la stessa che si interfaccia proprio con l’ARERA) e se tale posizione fosse libera, sarebbe da mandarcelo di corsa, in quel posto! Una teoria, quella di accollare i costi dei licenziamenti all’Autorità, che nella pratica rasenterebbe una sorta di masochismo comico. Come nell’originale “sketch di Pasquale”, dove Totò raccontava ad un amico che un tizio lo aveva schiaffeggiato e nel prendersela con lui lo aveva ripetutamente chiamato Pasquale. Quando l’amico gli rimproverò di essersi fatto schiaffeggiare senza reagire, Totò gli aveva replicato ridendo: “Ma che me frega a me, che so Pasquale io”!

Il fattore Z

Ecco, nella vicenda della destituzione dei quattro dirigenti Sogin potrebbe farsi strada proprio questo paradossale modo di pensare, nel quale eventuali errori, che stranamente avrebbero portato all’eliminazione lavorativa di alcune persone, forse, non allineate con l’operato di alcuni dirigenti e dell’ex vertice aziendale, ricadano come costi sui cittadini italiani, come se questi fossero i fessi della situazione. Però pare che all’interno della Sogin, alcuni non tengano in debita considerazione un piccolo particolare, il fattore Z.

Chi paga?

La possibilità che i licenziamenti posti in essere possano rivelarsi come un’operazione fallimentare per chi li avrebbe attuati, con l’inevitabile risultato che, se dovessero essere accolte dal Tribunale di Roma le istanze degli altri tre dirigenti cacciati, si profilerebbe per l’azienda del decommissioning un notevole esborso di denaro pubblico. E già, perché si potrebbe trattare di una cifra che si aggirerebbe dal milione e mezzo ai due milioni di euro, senza calcolare gli ulteriori risvolti economici che potrebbero scaturire da eventuali richieste di danni. Chi paga?

Il giudice nell’ordinanza smonta le accuse

Il management che ha svolto tutte le indagini interne sarebbe stato al di sopra delle parti e davvero obiettivo? Eppure il giudice nell’ordinanza smonta una per una le accuse mosse al dirigente, oggetto del primo ricorso, sottolineando anche la non tempestiva contestazione, da parte dell’azienda, dei fatti emersi un anno prima. In buona sostanza una contestazione tardiva, dove il requisito dell’immediatezza è ritenuto un onere fondamentale.

Accertata la tardività e l’ingiustificatezza dei rilievi mossi dal management dell’azienda

A tal proposito basta leggere i punti 5C, 6, 9 e 10 dell’ordinanza, per comprendere che tutto il castello degli addebiti attribuiti al dirigente vengono a cadere uno dopo l’altro impietosamente, per accertata tardività e ingiustificatezza dei rilievi mossi, entrambi questi punti hanno concorso a determinare l’irrilevanza delle colpe addossate.

Riconosciuto al dirigente il riconoscimento del licenziamento non giustificato

Tanto che allo stesso dirigente sono stati riconosciuti l’indennità di preavviso, dovuta quando non ricorre la giusta causa di licenziamento, ma anche il massimo ottenibile dell’indennità supplementare, voce che ricorre nei casi di licenziamento non giustificato, proprio a dimostrazione dell’inconsistenza di tutta faccenda.

La mancanza di ritorsività perché non unico elemento per l’allontanamento

Nell’ordinanza il giudice non ha ammesso la ritorsività del licenziamento citando una sentenza della Cassazione che indica la ritorsività come unico elemento presente per un licenziamento, ma l’azienda, come avviene in molti casi, ha indicato la mancanza di fiducia nel dirigente quale causa del suo allontanamento, facendo venir meno l’unicità della ritorsione.

Le domande inevitabili

Le domande inevitabili che a questo punto meriterebbero un approfondimento serio sono: La mancanza di fiducia però di chi? Per caso da parte dello stesso management che avrebbe voluto fuori il dirigente? Al momento il dirigente non è reintegrato in azienda, ma questa potrebbe rivelarsi una vittoria di Pirro, per chi ha condotto la famosa verifica interna, basti riflettere sull’importo che la Sogin dovrà tirare fuori per tutto questo teatrino.

Se si ripercorre tutta la vicenda

E sì, perché se ci si sofferma a riflettere attentamente e a ripercorrere tutta questa vicenda, non si potrà fare a meno di considerare due singolari fattori, riconducibili in un preciso arco di tempo. Il primo rappresentato dalla circostanza che il tutto, curiosamente, si sarebbe svolto nel periodo in cui da lì a poco si sarebbe dovuto rinnovare il Cda della Sogin e il secondo, per una strana coincidenza, quando il dirigente in seguito destituito, ricoprendo il ruolo di Ad della Nucleco Spa, controllata della Sogin, si sarebbe rifiutato di riconfermare un contratto di alcuni milioni di euro alla Javys slovacca.

Quell’arco temporale dove tutto è accaduto

Contratto che ancora oggi, è bene precisarlo, sarebbe al vaglio di alcune verifiche della magistratura. Inspiegabilmente, proprio in quell’arco temporale, risulterebbe essere sancita la non fiducia dell’azienda nei confronti del dirigente mettendolo alla porta. Incredibile, come alle volte le coincidenze sbalordiscono per il modo in cui legano gli avvenimenti, quasi a concatenarli tra loro, in modo che alcuni eventi remoti e senza rapporto apparente s’intrecciano, generando fatti altrimenti inspiegabili.

Il dato che emerge nel bilancio

Come sembrerebbe inspiegabile che il management della Sogin non abbia considerato che questi licenziamenti non avessero potuto avere alcun costo per l’azienda. Dato che emerge dal bilancio aziendaleesattamente a pag. 173 (Contestazioni disciplinari e licenziamenti), dove tutta la linea seguita sarebbe stata valutata talmente blindata, al punto da reputare che tutto sarebbe stato fatto così tanto bene, da non ritenere nemmeno opportuno accantonare nessuna somma per il fondo rischi e oneri per l’esercizio 2021.

E a proposito di bilanci, tirate le somme di quanto accaduto negli ultimi tre anni, vale la pena ricordare che la miglior voce rimane quella rappresentata dalla professionalità dei tanti lavoratori della Sogin che, anche se sfiduciati per l’andazzo delle cose, nonostante tutto, continuano con senso del dovere e capacità, a tenere in piedi tutta l’azienda.

Foto © Eurocomunicazione; Sogin; Emporio Botanico; Lentepubblica.it; www.tribunale.roma.it; The Italians Times

Pubblicato su: Eurocomunicazione

Informazioni su Alessandro Cicero 89 Articoli
Alessandro Cicero è nato in Africa settentrionale, da genitori italiani di origine siciliana, si è trasferito da piccolo nella città di Salerno, oggi vive a Roma.

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