Sogin, dalle scorie radioattive ai depositi museali

L’azienda di Stato che già sarebbe in notevole ritardo sullo smantellamento delle ex centrali nucleari italiane, sotto i riflettori per alcune vicende contrattuali e licenziamenti, adesso vorrebbe costruire dei depositi museali dove sorgono proprio i siti nucleari, dimenticando quanto scritto nel proprio statuto

Che la Sogin potesse trasformarsi, nel tempo, da gioiellino della cultura del decommissioning nucleare a quella della raccolta d’arte, alla pari di un pseudo museo, sinceramente con tutta la buona volontà, era del tutto inimmaginabile. Ma gli accadimenti ai quali ci hanno abituato alcune figure del management di questa società di Stato, soprattutto negli ultimi tre anni, sembrerebbero non voler smettere di regalare delle continue sorprese all’opinione pubblica e ai lavoratori dell’azienda.

Quella creatività tecnica che fa volare verso nuovi orizzonti

Che volete che vi dica, forse sarà merito proprio di questa fonte inesauribile di creatività tecnica, probabilmente fertile in qualche dirigente, che fa sì che possa essere tralasciato l’oramai superato campo della radioattività – magari troppo sotto i riflettori – e puntare verso nuovi orizzonti, come quelli delle opere d’arte.

Lanciarsi nella costruzione di fabbricati per le opere d’arte

Sogin

Dalle parti di via Marsala a Roma, sede della Sogin, forse qualcuno avrà pensato bene di far suo il pensiero “che gli atomi sono i mattoni dell’universo”, quindi perché non lanciarsi nella costruzione di fabbricati impianti, nelle aree dove sorgono i siti nucleari, in cui mettere delle opere d’arte dei musei in caso di calamità? Un progettino che approvato dal ministero della Cultura potrebbe portare una bella sommetta, tramite i fondi del PNRRdai 30 ai 40 milioni di euro, che si suppone andrebbero poi fatti gestire sempre dal dirigente ideatore della trovata.

La mission aziendale

E così via con il valzer, creazione di team, stipula di contratti e immaginiamo anche di studi per la realizzazione del tutto. Ma la mission, della società di Stato Sogin, non era quella dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi prodotti dalle attività industrialidi ricerca e di medicina nuclearecon il compito di localizzareprogettarerealizzare e gestire il Deposito Nazionale Unico per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi?

Come se non bastassero già i problemi esistenti irrisolti

Probabilmente questo obiettivo è stato già realizzato, in questo ultimo triennio, e forse l’opinione pubblica, distratta, non se ne sarà accorta! Per carità, tutto potrebbe essere. Come potrebbe essere che siccome non ci sarebbero già abbastanza problemi irrisolti, come i casi CemexJavyslicenziamenti (su questise nelle sedi competenti si dovesse dare ragione ai licenziatichi paga?) e progetti andati alle calende grechenon certo per colpe ascrivibili ai lavoratori, in Sogin abbiano deciso, in pompa magna, di intraprenderne qualcun altro.

No problem

Poi perché tarparsi le ali, il management avrebbe gestito, finora, tutto così bene? Il commissariamento dell’azienda? No, quello un semplice incidente di percorso, tanto tutto sembrerebbe essere rimasto come prima. No problem! Quindi ecco che potrebbe essere spiegato il nuovo e impronosticabile progetto culturale, posto in campo dallo stesso management Sogin.

Vogliamo mettere i depositi museali con lo smantellamento delle ex centrali nucleari?

Un traguardo da raggiungere, naturalmente, nell’interesse della Nazione e non certo, come qualcun altro potrebbe pensare, come un ennesimo capolavoro studiato – adesso ci vuole proprio – ad arte da qualcuno nell’attesa di un proprio pensionamento. Come è noto, l’Italia intera auspicava, da più tempo, la realizzazione di depositi museali, se ne sentiva proprio l’esigenza, cosa volete che sia a paragone il piano di smantellamento delle ex centrali nucleari a confronto di una tale brillante iniziativa? Una bazzecola!

Le criticità da non sottovalutare

In tutto questo, non ce ne voglia nessuno, però a pensarci bene qualche perplessità sovviene alla mente. Ma lo statuto della Sogin prevede che una simile iniziativa possa essere intrapresa dall’azienda? I siti dove dovrebbero nascere questi pseudo musei o depositi museali made in Sogin, sono tutti compatibili con un analogo proposito? La direzione del ministero della Cultura, preposta all’approvazione di tale progetto della Sogin, prima di dare un ok definitivo ha valutato bene tutti i risvolti e le criticità?

L’eventualità su cui riflettere

Si sottolinea questo, solo per far riflettere sull’eventualità che ci si potrebbe ritrovare, facendo tra l’altro una figura barbina verso l’Europa, dinanzi al fattore imprevisti, che potrebbero far produrre una perdita secca di denaro per l’Italia, oltre che di tempo, in quanto i finanziamenti del PNRR non utilizzati sarebbero semplicemente persi. Infatti, non sarebbe da escludere l’ipotesi che possano sorgere dei problemi, in corso d’opera, riguardanti proprio l’incompatibilità dei siti nucleari, con l’istallazione di altri impianti o fabbricati da utilizzare per scopi diversi da quelli istituzionali della Sogin.

L’esempio del sito di Bosco Marengo

Un esempio potrebbe essere rappresentato dal sito di Bosco Marengo, in cui una volta smantellati i materiali sotterrati la stima del volume dei rifiuti da produrre apparirebbe di difficile quantizzazione, dato che da alcune stime eseguite sul terreno e sulle fondazioni limitrofe alle tubazioni, nel sottosuolo risulterebbero dei livelli notevoli di contaminazione radioattiva.

Il progetto di bonifica, la stima dei quantitativi e l’interrogazione parlamentare

La Sogin, a quanto risulterebbe, non avrebbe ancora predisposto nessun progetto di bonifica, la stima del quantitativo degli aggiuntivi fusti di rifiuti radioattivi che potrebbero scaturire da tale attività varierebbe dai 500 ai 1000, che sarebbero da aggiungere ai 1.300 ormai prodotti. A tal riguardo esiste anche un’interrogazione parlamentare alla quale, ad oggi, non si è avuta alcuna risposta in merito.

L’imbarazzo al quale potrebbe andare incontro il ministero della Cultura

Con tali presupposti, alla fine appare chiaro, che lo stesso ministero della Cultura potrebbe ritrovarsi, a suo discapito, in una situazione scomoda e imbarazzante, se prima di approvare un simile progetto non abbia avuto conoscenza dell’esatto stato in opera dei lavori e dell’alto rischio di radioattività presente sul posto, come sembrerebbe nel caso del sito di Bosco Marengo.

Necessarie delle verifiche

Sarebbe auspicabile, nell’interesse pubblico, che lo stesso dicastero faccia tutte le verifiche necessarie al fine di constatare se tale iniziativa contenga degli ostacoli oggettivi per la sua reale esecuzione, prima di esprimere un giudizio favorevole. Anche perché non vorremmo che qualcuno in Sogin, incurante dei problemi reali e dimenticando il core business dell’azienda, abbia preso alla lettera le parole del ministro della CulturaGennaro Sangiuliano, “una strategia di lungo periodo potrebbe portare, inoltre, alcuni grandi musei a generare nuovi spazi espositivi“.

La risposta nella teoria degli atomi

Innescando così il pensiero, in qualche dirigente, che si potesse applicare questa possibilità di “nuovi spazi” anche per l’azienda in cui lavora, dato il fatto che le ex centrali nucleari sono stagionate come alcune opere presenti nei musei. In tutto questo, però, non va dimenticato un particolare non da poco, quello sostenuto da Democrito, il primo ad elaborare nell’antichità la teoria degli atomi, che affermava che la caratteristica di questi è quella di essere invisibili. Questo potrebbe essere il vero rischio al quale si potrebbe andare incontro sulle istallazioni dei pseudo depositi museali nei siti nucleari, quello di non vederli mai realizzati.

Foto © Eurocomunicazione; Wikipedia; Steven Aitchison; QuiFinanza; Sogin SpA; www.beniculturali.it

Informazioni su Alessandro Cicero 89 Articoli
Alessandro Cicero è nato in Africa settentrionale, da genitori italiani di origine siciliana, si è trasferito da piccolo nella città di Salerno, oggi vive a Roma.

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